
Il comunicato dell’Esecutivo Fiorita
L’Amministrazione comunale di Catanzaro, guidata dal sindaco Nicola Fiorita, esprime profondo cordoglio e sincera vicinanza alla famiglia di Emanuele Scafidi e della piccola Giorgia, tragicamente scomparsi nel pomeriggio di ieri in seguito a un drammatico incidente stradale avvenuto in viale Emilia.
Una tragedia che ha colpito nel profondo non solo il quartiere marinaro, dove il giovane professionista della ristorazione era conosciuto e benvoluto, ma l’intera comunità cittadina, unita in queste ore nel dolore per una perdita così grande e inaccettabile.
Il sindaco Fiorita, appresa la notizia, ha immediatamente contattato il Comitato promotore dei festeggiamenti in onore della Madonna di Porto Salvo per valutare la possibilità di sospendere lo spettacolo pirotecnico previsto a mezzanotte, in segno di lutto e rispetto. Una valutazione condivisa anche con il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, tra i promotori dell’iniziativa. Purtroppo, per motivi legati all’irrevocabilità delle procedure già avviate, non è stato possibile annullare l’evento.
Con il cuore colmo di dolore, l’Amministrazione comunale sente il dovere di onorare la memoria di Emanuele e della sua adorata figlioletta Giorgia, e lo farà nei prossimi giorni con un momento di raccoglimento e partecipazione sincera, condiviso con tutta la comunità.
La condanna di Talerico (FI)
Nel giorno in cui Catanzaro è stata colpita da una tragedia insopportabile, con la morte di Emanuele Scafidi, 35 anni, e della sua bambina Giorgia, di appena 7 anni, travolti e uccisi su viale Emilia, l’Amministrazione comunale ha scelto di non fermarsi.
Ha scelto di accendere i fuochi d’artificio della festa del quartiere Lido, come se nulla fosse successo.
Come se il dolore di un’intera comunità potesse essere semplicemente ignorato.
La giustificazione fornita dal sindaco Nicola Fiorita è semplicemente inaccettabile e offensiva: si parla di “procedure già avviate”, come se i fuochi fossero un ordigno programmato e non un evento organizzato da persone, con responsabilità precise, che poteva e doveva essere fermato con un solo atto di volontà politica.
Ma stiamo scherzando? Qui non si parla di fuochi pirotecnici. Qui si parla di coscienza, di umanità, di rispetto.
Invece, il sindaco ha preferito assecondare chi voleva comunque la festa, chi pretendeva che tutto andasse avanti, chi riteneva che il divertimento valesse più del lutto.
Oppure – e sarebbe anche peggio – è rimasto semplicemente indifferente. Non ha sentito, non ha capito, non ha voluto reagire.
In entrambi i casi, è mancata la dignità del ruolo che ricopre.
Perché, diciamolo chiaramente:
non è mancato il tempo per fermare tutto. È mancato il coraggio.
Non è mancata la possibilità. È mancata la volontà.
E questa è una colpa grave. Una ferita profonda, inferta non solo alla memoria di Emanuele e Giorgia, ma a tutta Catanzaro.
A rendere tutto ancor più grave e irritante è il fatto che, come accade ormai in modo stucchevole e rituale, il sindaco abbia scelto di concludere tutto con il solito comunicato di cordoglio.
Parole vuote, di circostanza, che non impressionano più nessuno.
Frasi che suonano ipocrite, stonate, scollegate da ciò che ha realmente permesso poche ore prima.
E per questo, il sindaco dovrebbe vergognarsi.
> Perché chi piange con la penna ma fa esplodere i fuochi mentre la città piange davvero, non merita più fiducia, né rispetto.
In una città normale, il lutto si rispetta. La morte si onora. La festa si ferma.
A Catanzaro, invece, è andata in scena l’ennesima dimostrazione di un potere debole con i forti e sordo con la gente.
Catanzaro meritava silenzio. Ha avuto rumore.
Catanzaro meritava rispetto. Ha avuto spettacolo.
Catanzaro meritava umanità. Ha avuto una vergogna.