Mammografo 3d, il Policlinico investe nelle cure femminili

Nel giorno più simbolico dell’anno il Policlinico di Catanzaro investe sulle nuove tecnologie in favore delle donne, ottimizzando il percorso per la cura della neoplasia della mammella, attraverso la dotazione di un mammografo 3D con tomosintesi.
La strumentazione, presente all’interno dell’Unità Operativa di Radiologia, è stata inaugurata quest’oggi alla presenza del commissario della A.O.U. “Mater Domini”, Vincenzo La Regina.
“Nel lontano 8 marzo 1987 – ha affermato il rettore dell’Università Magna Graecia, Giovambattista De Sarro – l’Umg è entrata per la prima volta in quella che si chiamava Villa Bianca. Un giorno molto importante. “

Il mammografo 3D con tomosintesi è in grado di acquisire più immagini del seno da diverse angolazioni e di rielaborarle fino a ottenere una ricostruzione “a strati” e ad alta risoluzione dell’intera mammella, consentendo di individuare un numero maggiore di lesioni mammarie anche in stadio più precoce e una riduzione significativa dei richiami dovuti a falsi positivi, una miglior visualizzazione delle piccole lesioni nei tessuti mammari densi, il superamento del limite della sovrapposizione dei tessuti delle immagini mammografiche tradizionali.

Con la mammografia si ha, infatti, la sovrapposizione delle immagini delle varie strutture che compongono la ghiandola mammaria e che possono mascherare delle lesioni o creare delle false immagini che simulano il tumore. I componenti tecnologicamente avanzati assicurano un’eccellente qualità d’immagine con la minor dose erogata alla paziente in ogni applicazione operativa. Il macchinario, inoltre, è dotato del sistema per biopsia stereotassica che consente un prelievo multiplo di tessuto mammario quando si sospettano lesioni tumorali quali micro calcificazioni o aree di distorsione parenchimale alla mammografia.

Questo permette di avere una maggiore precisione nell’operazione di inserimento dell’ago, perché è il sistema computerizzato con misurazioni precise (stereotassi) a valutare profondità e posizione dell’ago per un’aspirazione più efficace del tessuto da esaminare in laboratorio. In questo modo si possono prelevare più campioni di tessuto da sottoporre agli esami di laboratorio (istologici) per stabilire se la lesione è di natura maligna o benigna.

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