Multa e pagamento delle spese processuali dopo la denuncia dell’ex presidente del Consiglio regionale. Che dice: «Contro di me campagna diffamatoria vergognosa per spianare la strada a qualcuno in Forza Italia»
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Patteggiando la pena ed evitando il processo, il conduttore Lino Polimeni ha ammesso di avere gravemente diffamato l’ex presidente del Consiglio Regionale Domenico Tallini. Il Polimeni, secondo una nota diffusa dall’avvocato Carlo Petitto, ha ottenuto dal Tribunale di essere condannato ad una multa di 800 euro, oltre al pagamento delle spese processuali, attenuando gli effetti che sarebbero potuti derivare da una sentenza in giudizio.
Tallini aveva ottenuto il rinvio a giudizio del conduttore per il reato di diffamazione aggravata dal mezzo stampa e dall’aver comunicato con più persone. L’ex presidente del Consiglio Regionale aveva denunciato una campagna diffamatoria nei suoi confronti proprio nella fase in cui era stato costretto a difendersi da infamanti accuse poi rivelatesi completamente inesistenti, tanto da essere stato assolto con formula piena da più giudici.
In particolare, in una diretta facebook del febbraio 2021, poi acquisita dagli inquirenti, il Polimeni aveva coperto di epiteti fortemente diffamatori Domenico Tallini.
«Poiché il patteggiamento, è di fatto una ammissione di responsabilità per i fatti contestati che viene equiparato a una condanna e ad un’ammissione di colpa – ha commentato Tallini - non posso che essere soddisfatto dell’esito processuale. E’ stata una campagna diffamatoria vergognosa, probabilmente con l’obiettivo nemmeno tanto nascosto di spianare la strada ad altri soggetti all’interno di Forza Italia. Ringrazio l’avvocato Carlo Petitto per avere saputo fare emergere le responsabilità del Polimeni. Con il patteggiamento attenua le conseguenze della condanna, ma non evita un forte giudizio morale sulla sua condotta. La libertà di stampa e di critica è qualcosa di profondamente diverso dalle campagne diffamatorie. Non escludo di citare in giudizio il Polimeni in sede civile per il risarcimento dei gravi danni morali e materiali che ha provocato con la sua infamante campagna mediatica”.

