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L’INTERVENTO DELLA VICESINDACA IEMMA (PD)
“Il dibattito scaturito nelle scorse ore sull’Università Magna Graecia, leggendo le dichiarazioni del rettore e di quello che è stato uno dei docenti più rappresentativi della facoltà di Medicina, ha riproposto l’urgenza di fare chiarezza sul ruolo e sul futuro che si vuole far ritagliare per l’Ateneo di Catanzaro. Al netto delle motivazioni strettamente personali che riguardano i percorsi lavorativi dei singoli, emerge il bisogno di fare chiarezza sulla visione d’insieme attorno all’Università, affinché i percorsi di crescita dell’offerta formativa e, al contempo, di integrazione con la città possano davvero avere un seguito realizzabile.
LA POSIZIONE DEL CONSIGLIERE COSTANZO (FORZA ITALIA)
Le parole di commiato del professore Indolfi sono dure come pietre e dovrebbero scuotere le coscienze di una città che invece sembra assistere inerme al dissolvimento della sua Università. Un patrimonio di mezzo secolo di lotte sta per essere dissipato da un ristretto gruppo di potere che, come ha denunciato il professore Indolfi, è più preoccupato di salvaguardare le proprie posizioni e i propri interessi che non a sviluppare l’Ateneo. L’ultimo posto dell’UMG in tutte le classifiche non è casuale. La svendita della facoltà di medicina, ormai ridotta ad una succursale di Arcavacata, basterebbe a rendere l’idea di un fallimento epocale. Ma c’è ancora tanto altro, a cominciare dalle pesanti ombre sui concorsi e sulle selezioni. Un dato agghiacciante ci viene dalle immatricolazioni a giurisprudenza che era un fiore all’occhiello della prima UMG anche in virtù della tradizione giuridica della città sede di Corte d’Appello: dalle nostre notizie, sarebbero solo 80 i ragazzi iscritti al primo anno di giurisprudenza. Meno iscritti di un liceo. Aspettiamo (e speriamo) di essere smentiti. E che dire delle tante bugie dei vari rettori in ordine a fantomatiche facoltà nel centro storico? Ora il professore Cuda ci dice che a Catanzaro mancano i pullman e quindi non se ne parla. Le parole di Indolfi dovrebbero provocare un moto di sdegno nella città. Il professore Cuda avrebbe più di un motivo per dimettersi e aprire una nuova fase nella vita dell’UMG, ma siamo sicuri che si trincererà dietro l’autonomia e se ne infischierà. La politica resterà a guardare, come in occasione della duplicazione della facoltà di medicina, perché in realtà dell’Università, degli studenti, delle prospettive di crescita non gliene frega niente a nessuno. A questo punto, possiamo perfino dire che un’Università del genere non serve alla città e addirittura rappresenta un peso.

